Le buone maniere ai tempi di Facebook

Regola n.1: non cambiare la tua “situazione sentimentale” senza aver consultato il tuo partner

Regola n.2: non postare foto imbarazzanti di altre persone.

Regola n.3: sii discreto quando posti un messaggio sul wall di un altro utente

Regola n.4: non rubare gli amici agli altri

Regola n.5: non iniziare ad odiare i gruppi

 

A qualcuno piace questo elemento…

A quanto pare Facebook sta valutando la possibilità di trasformare il suo bottone “mi piace” in una sorta di nuova “gallina dalle uova d’oro”. Questa caratteristica, che ad oggi viene semplicemente usata per esprimere il proprio gradimento in ordine ai contenuti postati da un qualsiasi utente, potrebbe diventare, a breve, lo strumento con il quale si potranno aprire le porte del marketing contestuale. Palo Alto vorrebbe consentire ai siti internet di mettere un bottone “mi piace” sulle proprie pagine, proprio come accade per altri social network che già rendono possibile questa eventualità (ad esempio Digg). Se da un lato un utente che dà un “mi piace” ad una pagina potrebbe pubblicare un link al profilo e trasformarsi in una sorta di promoter di quel sito – il che, a ben guardare, già avviene con le funzioni “pubblica sul tuo profilo” e “condividi” – dall’altro questa possibilità costituisce un enorme potenziale per Facebook.

Nonostante la Società abbia dichiarato più volte che non vi sono modifiche sostanziali per quanto riguarda le politiche di advertising tramite FB, vi sono forti sospetti che questa funzione possa costituire uno strumento di ulteriore approfondimento delle abitudini di navigazione dei propri utenti, trasformandosi, di fatto, in un potente strumento di marketing in grado di incrementare la produzione di ricchezza di FB.

Occorre notare come il più plausibile fra gli schemi eventualmente applicabili prevede l’utilizzo di un tasto in stile Facebook appositamente brandizzato, il che dovrebbe evitare particolari sorprese nel momento in cui vengono scaricati i relativi ads sul profilo dell’utente. La cosa appare in netto contrasto con quel Facebook Beacon di cui si è molto malignato: si tratta di un programma in grado di aggiornare i profili degli utenti rendendoli contemporaneamente disponibili a siti partner unitamente a dettagliate informazioni sulla attività, anche commerciali (acquisti di libri e CD per esempio), di volta in volta perfezionate.

In una situazione di questo tipo, FB ha deciso di rendere questo sistema opt-out, il che vuol dire che gli utenti, ne siano contenti o meno, sono automaticamente inseriti nel database. Tanto per peggiorare le cose il sistema è partito alla fine del 2007, giusto in tempo per svelare al mondo quel nostro acquisto natalizio segreto…

Non è solo FB ad essere sotto la lente di ingrandimento; c’è una seria possibilità che tutti i siti che implementeranno un tasto “mi piace” utilizzeranno il flusso di dati conseguente per attività di marketing. Del resto, un conto è sapere che qualcuno ha visitato il tuo sito; altra cosa è conoscere nel dettaglio quali pagine sono state davvero apprezzate e perché.

Nuova privacy, nuovo Facebook

Qualcuno di noi, quotidiani frequentatori di Facebook, avrà ricevuto una comunicazione da parte del nostro beneamato social network in ordine alla possibile variazione delle regole applicate da Zuckerberg e soci in tema di privacy. In particolare, si tratta di una richiesta di feedback relativa alla possibilità che l’attuale policy applicata da Palo Alto sia modificata nel senso di un maggiore accesso alle preferenze del singolo utente al fine di poter agganciare a ciascun profilo la migliore selezione di messaggi pubblicitari possibile.

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13 applicazioni per trasformare iPhone in una blogging machine.

A giudicare da come i servizi web stiano diventando, ad oggi, sempre più sfaccettati e multifunzionali, particolarmente nel settore del social networking e social media space, risulta davvero difficile riuscire a stabilire cosa rientri e cosa no in uno specifico segmento di mercato. Ad esempio, riuscire a capire dove inizi il blogging e dove finisca il networking costituisce una zona grigia che, nel corso degli anni, si è ingrandita progressivamente. Le mobile utilities, in particolare, si sono evolute per riuscire ad inglobare feature in grado di portare a compimento più tasks contemporaneamente. In questo senso, nulla è in grado di esemplificare meglio questa considerazione quanto la quantità di applicazioni che, attualmente, siamo in grado di trovare sull’AppStore, dove il numero di download quotidiani da parte di utenti iPhone (ed in via leggermente inferiore iPod Touch) cresce di settimana in settimana.

Il nostro obbiettivo sarà quello di concentrarsi sulle applicazioni in grado di assicurare la migliore esperienza di blogging in tutte le sue possibili articolazioni che siano via 3G, Wi-Fi, GPS etc.

Blogging Old Style

Se prendiamo in considerazione il core del mondo blog ci sono alcune piattaforme che supportano alcuni specifici ambienti di lavoro, in taluni casi tramite prodotti gratuiti. WordPress, TypePad, Blogger, LiveSpaces sono solo alcuni dei primi nomi che vengono alla memoria. Ma di questi, soltanto due, attualmente, sono presenti in AppStore con applicazioni native. Si tratta di TypePad e WordPress.

WordPress (che, lo ricordiamo, è l’ambiente di sviluppo di questo blog, che viene spesso alimentato tramite l’omonima app per iPhone) ha rilasciato la propria app qualche tempo dopo TypePad. Entrambe le applicazioni, sino ad oggi, hanno goduto di buona fama, e, in tutta onestà, non poteva essere diversamente. Entrambe consentono di gestire i comuni task dell’attività di blogging ed entrambe consentono di uploadare immagini tramite una library o acquisire nuove foto tramite l’onboard camera dell’iPhone. Inutile dire che, delle due contendenti, PressPlayOnTape ha scelto WordPress; ma, come detto, la scelta è, per la verità, “imposta” dalla piattaforma sulla quale si decide di hostare il blog, tenuto conto del fatto che si tratti, in ambedue i casi, di ottime applicazioni.

Microblogging

Il reame del microblogging è caratterizzato da una quantità smodata di possibilità. Tanto per iniziare possiamo trovare delle applicazioni specifiche per Twitter: Twitterific, free ed adsupported per utilizzo base, ovvero a pagamento per la versione premium; Twittelator ed infine Twinkle.

Nella mia esperienza, condita da alcuni feedback ricevuti da altri utenti, Twitterific si è rivelata la scelta più adeguata, dal momento che prevede l’ulteriore, graditissima, feature di un browser interno. Se siete soliti cliccare i tiny url dei vostri amici, si tratta davvero di una risorsa fondamentale. E, nei miei test, si è rivelata alquanto affidabile dal momento che permette di evitare di esportare in Safari tutto quello che può essere gestito direttamente in app: il programma consente di leggere la webpage senza dover procedere al solito gioco di apri&chiudi applicazioni e task, potendo gestire il tutto tramite la comoda interfaccia dell’applicazione.

Twinkle è sicuramente appagante per la vista e consente di imbastire chat con altri utenti alquanto velocemente, dal momento che prevede un’apposita finestra. Ma l’applicazione crasha con una frequenza eccessiva per consentire una fruizione “pulita” dell’esperienza Twitter.

Multiuso

Qui entriamo nel terreno delle preferenze personali, senza se e senza ma. Alcune applicazioni sono in grado di connettersi ad un serie di servizi per un’attività di posting sincronizzata. Altre consentono di soddisfare le nostre pretese di photobloggers. Alcune consentono di mantenere vivi i contatti con i propri amici, fare un minimo di microblogging e duplicare i vari “ciao come stai” su Twitter. Eh sì, perchè prima o poi Twitter salta sempre fuori, come una moneta falsa. Senza porre ulteriore tempo in mezzo ecco alcune proposte, così come vengono senza un ordine preciso.

LifeCast: consente di organizzare la propria agenda di eventi con un certo accento fashion. Si tratta di un programma con interfaccia multilanguage in grado di interfacciarsi con Blogger. La stessa cosa è possibile con Tumblr. Ovviamente il geotagging è parte integrante del menu.

Bluepulse: di certo non rappresenta l’app del mio cuore, ma in molti si sono detti soddisfatti delle feature offerte. Di fatto, se cercate qualcosa di twitteroso (con una connessione a Twitter) in grado di creare delle liste di distribuzione dei vostri post in luogo di una megafonica comunicazione a tutti i vostri contatti del vostro status, questa è l’app che fa al caso vostro. Il layout dell’applicazione non è da colpo di fulmine; in realtà sembra fatto apposta per consentire agli utenti Blupulse su pc/mac di sentirsi più a proprio agio nel momento dello switch su mobile device.

ShoZu: se dovessimo descrivere questa app con una sola parola, questa dovrebbe essere “stupefacente”. Basta guardare la lista dei servizi supportati da ShoZu per capire di cosa si tratta. E’ una sorta di coltellino svizzero della social interaction, dal momento che permette di interfacciarsi con Blogger, Flickr, Facebook, Photobucket ed è in grado di aggiungere ulteriori servizi.

Pownce: nonostante quanto affermato dai programmatori, in questo caso non siamo molto lontani da una ben fatta skin di Twitter. Il sapore è quello tipico del “vorrei ma non posso”. Se proprio la volete sull’iPhone, il download è sempre disponibile.

Kyte: il photo blogging mobile è una gran cosa non v’è dubbio. Ma se proprio volete spaccare, dovete passare al mobile slideshow blogging. Kyte lo rende possibile. Per fare qualcosa di veramente carino (cioè creare, di fatto, un canale di trasmissione del vostro lavoro,  proprio come se postasse un video su YouTube) dovete perderci un pò di tempo. Ma ne vale davvero la pena.

Clowdy Photo Blogger: il nome dice tutto. Vi consente, tra le altre cose, di poter vedere foto scattate “vicino a te” (geotagging a manetta). Un certo numero di app presenti nell’AppStore vi consente di fare lo stesso, ma questa app si concentra esclusivamente sul discorso foto. E’ leggera (0.1 MB) ed è free.

Graffitio: il concetto è lo stesso di Clowdy ma è text based. Il miglior modo di descrivere questa app è fare un esempio. Diciamo che siamo al ristorante. Possiamo guardare su Graffitio se è stata creata una bacheca del posto in cui mangiamo (in puro stile Facebook). Se è così possiamo postare un messaggio pubblico su quel wall. Se un wall non è stato creato, possiamo farlo noi. Se più persone condividono questo esperimento e visitano regolarmente più locations, inizia a diventare qualcosa di interessante.

Facebook: no comment.

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